Stelle in un barattolo

Spesso ci si allontana, uno di qua e l’altro chissà dove, senza essere mai stati distanti veramente, perché il pensiero è più coriaceo dell’orgoglio. Ostico a lasciare la presa, non si arrende, lui… Lui vive nell’atmosfera, nella sua aria e nel suo pulviscolo ed in tutti i moti che gli appartengono, assistendo quindi ad ogni ricambio di ossigeno. Lui, il pensiero, sa distinguere una pioggerellina da una bomba d’acqua e vi ci gioca dentro e attorno. Noi, invece, credendo basti avere sempre i piedi per terra, supponiamo di essere padroni di tutto… Capaci di gestire la nostra anima così come si governa una nave, ignari delle novità che potrebbero fare capolino dal nostro io, non in grado di saperle accudire come meriterebbero. Ed infatti serbiamo un incapace marinaio, nel profondo nostro, in grado di farci affondare per stupida saccenza in qualsiasi momento. Così, ci facciamo isola di sola acqua attorno, senza pesci dentro e senza terra sopra, incapaci di cibarci d’aria e di emozioni. Incapaci di dirigere a dritta la barra del nostro vivere disconoscendo il viaggio della destra da quello della nostra sinistra! Affoghiamo nei dolori vaghi ed in quelli indotti per aiutarci a ritrovare il centro di un esistere oramai senza più remi! Tra questi è proprio il pensiero a sguazzarvi dentro. Ed a distanza di sicurezza dagli strali di una insicura certezza, vorrei provare a scriverti una lettera con le mie labbra, una canzone con gli occhi, disegnarti la vita con un gesto solamente, affinché le tue mani possano scoprire l’amore che è nascosto dietro ciascuna lettera; dietro il sali e scendi di una punteggiatura nomade in cerca del proprio spazio, che continui a scaldarti di vibrazioni negli inverni in cui non ci sarò!

Ma è già stato tutto detto, senza bisogno delle parole, saltate nella notte come birilli su cui si è schiantata una boccia enorme di cristallo… sport raffinato per capricci in pista. Le parole sono nell’aria… piccoli viaggi ad occhi chiusi, brividi nel maremoto. Sta alla nostra sensibilità raccoglierne quante più possibile per comporre la propria, personalissima, opera d’arte! Lampi in un temporale a cielo spento, stelle in un barattolo. Vuoti d’arcobaleno che viaggiano col pensiero e poi ci escono dalle mani come adrenalina o lacrime in un campo disatteso di pelle d’oca. Le parole sono l’acqua che ci irrora, cavalli a dondolo che ci frullano il ricordo. Solo il silenzio può spaventarle o tramutarle in ciò che leggi a cuore aperto! E chissà poi se i silenzi dicon tutti le stesse cose, se parlano tutti la stessa lingua tanto da non capirsi allo stesso modo, oppure usano altro organo del corpo per comunicare in modo più convincente, vuoto per pieno, ma forse è proprio il vuoto a donare loro la facoltà di sapersi interpretare interagendo sulla mancanza di foname a favore degli ipotetici organi ricettori alternativi. Quindi cosa può fare e dire oltre, un semplice pensiero già pensato in cerca della propria isola disattesa? Spesso, solo quando si percepisce l’arrivo imminente della “sindrome del lontano”, ci si ferma a riconsiderare la direzione quasi fosse  una folata strana che ci fa entrare negli occhi un fastidioso moscerino che ti ronza dentro come un concerto d’archi! Si consultano le stelle, mentre basterebbe un dito insalivato a rilevare la direzione del nostro nord magnetico, e si va oltre quella meta unica che ci attrae e ci chiama con un qualsiasi giro d’aria o di fortunale. Altre volte invece si girano le spalle e non si torna più indietro!

©blu

Compositore: Alfio Samà  –  Immagine: blu@rt

14 thoughts on “Stelle in un barattolo

  1. ….ognuno di noi si muove in modo del tutto personale, e inedito, nel proprio mondo, disegnandovi sensazioni, rancori, passioni, senza un confine ben definito, e talvolta, proprio nella solitudine, si scoprono intense sfaccettature che ci permettono di vedere oltre…anche dove non arriva l’iride, catturando quella parte infinita di noi, che ci contraddistingue …

    E’ notevole la tua scrittura, Paolo, riesce sempre a coinvolgermi.

    Vivi una bella sera, un caro saluto.

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  2. Sempre intensi i tuoi scritti, profonde le tue riflessioni.

    “E chissà poi se i silenzi dicon tutti le stesse cose, se parlano tutti la stessa lingua tanto da non capirsi allo stesso modo…”.
    Io credo che ogni silenzio sia diverso, dipende da quanto chi parla e chi ascolta abbia il dono di saper andare “oltre”.
    Il discorso più bello che una persona a me molto cara mi fece e che porto con me, non aveva suoni nè parole.
    Fu quella una lezione di vita.
    Grazie Paolo per questa ulteriore riflessione che ha fatto riaffiorare ricordi e sentimenti. Un abbraccio.

    Stefania

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    • I silenzi trasmettono informazioni impercettibili che solo ognuno, dentro di se, può decriptare. Sono la salvezza nella tempesta del “dell’io a tutti i costi” per chi sa apprezzare l’intimità, in tutte le sue sfaccettature… così come la memoria che tiene viva l’emozione!

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